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La nostra storia

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Le radici di Interdependence affondano originariamente nel terreno di quello che è uno degli eventi più importanti del nostro tempo: l’incontro del Cristianesimo e dell’Occidente con le grandi correnti spirituali dell’Oriente. Un confronto che ha implicazioni di ampia portata per l’interpretazione del vissuto religioso e le sue conseguenze culturali e sociali. Di ciò non si è però stati da sempre del tutto consapevoli, e ciò spiega probabilmente le tortuosità di questo percorso.

Quel che si può dire è che, dentro in ogni caso quell’orizzonte, e sulla base di alcuni incontri personali, all’alba del nuovo millennio viene formandosi a Torino un piccolo gruppo. Il quale fin da subito deve confrontarsi con lo scenario che fa seguito all’11 settembre, quando le diverse culture religiose sono drammaticamente poste di fronte all’uso della religione nello scontro geopolitico in corso.

Avvertendo la necessità di azioni pratiche, il piccolo gruppo riesce a coinvolgere esponenti delle istituzioni, della società civile e dei mondi religiosi del Piemonte, tra cui la comunità ebraica e quella islamica, in un pubblico dibattito sul conflitto israeliano-palestinese. Si cerca di far emergere, al di là delle posizioni di ciascuno, l’interdipendenza dei soggetti implicati. Ne scaturisce un progetto educativo che si svilupperà per alcuni anni nelle scuole superiori del Piemonte.

Si determina così un contesto di rapporti basato sulla convinzione che il riconoscimento del pluralismo religioso sia il più saldo fondamento della pace. Un contesto entro il quale si va producendo un grande sforzo di elaborazione culturale, mirato a gettare le basi, sul piano filosofico e antropologico, di una convivenza pacifica tra popoli e culture.

Oltre all’organizzazione dell’incontro interreligioso in occasione della visita a Torino del Dalai Lama nel 2007 e a varie altre iniziative, sono da segnalare alcuni convegni promossi annualmente a Torino in occasione originariamente del Vesak, la principale festa buddhista, col coinvolgimento di numerosi esponenti dei mondi religiosi e in genere della cultura italiana. Vi prendono parte tra gli altri Giuseppe Riconda, Gianni Vattimo, Emanuele Severino, Francesco Remotti, Ernesto Olivero, Don Luigi Ciotti.

Nel 2003 il tema è Pluralismo religioso in Europa oggi: problemi ed opportunità; nel 2004 Uscire dal Nichilismo; nel 2005 Identità e interdipendenza: visioni molteplici di un mondo interculturale; nel 2006 La religione nell’era della tecnica; nel 2007 Verso una nuova laicità; nel 2008 Educazione e futuro. I convegni sono per lo più ospitati nel palazzo del Comune di Torino, oppure alla Sacra di San Michele e all’Arsenale della Pace.

A partire dal 2009 tali convegni vengono collocati nell’ambito di una manifestazione più ampia, che, dal piccolo comune di montagna di Monastero di Lanzo, assume il nome di Monastero Interculturale. Il tema del primo anno è Scienza e religione tra Occidente e Oriente; l’anno successivo, col coinvolgimento di altri comuni della zona, Del vivere e del morire, con particolare riferimento alla riscoperta culturale della morte e all’accompagnamento spirituale dei morenti.

Nel 2011 la manifestazione, dal titolo Antiche come le montagne, comprende ben quattro convegni, di cui due a Torino e uno ad Assisi, oltre a mostre, concerti e spettacoli. Il ciclo è dedicato a Raimon Panikkar, la cui opera si rivela un riferimento sempre più importante. Le relazioni del convegno di Assisi verranno raccolte nel volume Raimon Panikkar filosofo e teologo del dialogo, che sarà pubblicato alla fine del 2013.

Nel 2012 Monastero Interculturale, a cui collaborano Religions for Peace, il Dialogo Interreligioso Monastico e per talune iniziative il Movimento dei Focolari e il Cottolengo, è dedicato al tema della difesa della libertà religiosa e a quello delle implicazioni materiali e spirituali della crisi economica in corso: significativo soprattutto il convegno al Cottolengo sul tema L’avere e l’essere: per un’economia al servizio della vita.

Nel frattempo questo ingente sforzo culturale converge nel 2005 nella fondazione di una rivista cartacea, Interdipendenza, e infine nel 2007 dell’associazione Interdependence. Venuta meno la rivista, ne prende il posto il sito www.interdependence.eu, con una newsletter che è inviata a migliaia di indirizzi in tutta Italia.

Il concetto di interdipendenza, centrale nella cultura buddhista e in genere dell’Oriente, riesce a esprimere il senso dell’etica cristiana e in fondo di ogni religione, nonché quello del paradigma emergente in ambito scientifico rispetto al rapporto tra l’uomo e la natura.

Nel corso degli anni si è così venuto accumulando un cospicuo patrimonio di contributi che costituisce una base teorica di notevole rilievo, a cui si deve aggiungere una certa esperienza nell’uso della comunicazione artistica: nell’ambito delle arti figurative, con l’allestimento di varie mostre in collaborazione con la pinacoteca di Torre Canavese, e in quello coreutico, con spettacoli di danza indiana, resi possibili dai contatti con gli ambienti culturali e religiosi di Varanasi, in India.

D’altra parte iniziano esperienze pratiche sul piano sociale e soprattutto educativo. Dalla convinzione che le società a più elevato livello di modernizzazione vivano una profonda crisi dell’educazione, conseguenza della secolarizzazione e dei contesti di vita sempre più artificiosi, scaturisce il tentativo di promuovere percorsi per i giovani.

Lo testimonia in particolare a partire dal 2008 il progetto Torino città aperta, in collaborazione con l’UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi), il Cottolengo e l’Associazione Islamica delle Alpi, che prevede che gli studenti della scuola superiore si rechino a Porta Palazzo, il quartiere multietnico di Torino, a incontrare gli immigrati e varie situazioni di sofferenza sociale e personale. L’idea è che i ragazzi d’oggi, cresciuti nella società della tecnica e del benessere, vivano una condizione di deprivazione esperienziale e spirituale da cui è urgente aiutarli a uscire, facendo loro vivere esperienze significative.

Connessa a tale progetto, ad opera dell’associazione Progetto Leonardo Onlus, è la formazione di un gruppo di volontari di strada che a Torino porta aiuto alle persone senza dimora, venendo a costituire un modello di etica cavalleresca che può avere un notevole valore per i ragazzi.

Nel 2013, anno delle dimissioni di Benedetto XVI e dell’elezione di Francesco, vengono ridotte le iniziative pubbliche e inizia una fase di più profondo ripensamento sul senso del percorso che si sta compiendo.

Si esplora la possibilità, attraverso una serie di incontri più ristretti che si svolgono a Monastero di Lanzo, che la condizione del pluralismo religioso possa essere il fondamento di un cammino spirituale di tipo nuovo. Si cerca di definirne le basi sul piano filosofico e teologico, e addirittura di formulare una regola di vita. I tempi non sono però ancora maturi.

Nel 2015 ha inizio una nuova fase di attività pubbliche. In riferimento al contesto internazionale della “guerra mondiale a pezzi”, si forma a Torino il movimento Noi siamo con voi, a partire da una manifestazione avvenuta il 10 giugno in solidarietà con le vittime della persecuzione religiosa in corso. Nel corso dell’anno il movimento promuoverà altre due iniziative, in collaborazione col Consiglio Regionale del Piemonte: Philosophia pacis, dedicata a un confronto interculturale sull’enciclica Laudato si’, che sorprendentemente ha posto al centro della fede cristiana proprio l’interdipendenza,  e In cammino verso l’uomo.

Nel 2016 questo ciclo si sviluppa, con una nuova manifestazione in risposta al rinnovarsi degli attacchi terroristi e con una nuova edizione di Philosophia pacis, dedicata a un importante convegno sulla filosofia di Panikkar, in collaborazione con l’Università e con la Facoltà Teologica di Torino.

Il 2017 inizia – il primo gennaio - con una grande manifestazione di Noi siamo con voi all’Arsenale della Pace, denominata Chiamata alla pace. Si tratta di rispondere ai venti di guerra che tornano a soffiare con forza. L’iniziativa verrà replicata con altri nomi negli anni successivi. Nel corso dell’anno Interdependence realizza a Torino due importanti iniziative. La prima è il convegno internazionale Islam contro islamismo, nel quale si traccia un confine molto netto fra la tradizione religiosa islamica e la sua ideologizzazione in funzione politica, da cui discendono gli attuali fenomeni di radicalismo. La seconda iniziativa è il primo incontro del ciclo Familia - il secondo sarà nell’anno successivo. Nel contesto dello scontro culturale che sul tema della famiglia sta avvenendo in Italia e in Occidente, si cerca di far sì che la famiglia diventi oggetto di confronto interreligioso.

Nel 2018 c’è una nuova pausa, che si prolunga nell’anno successivo, resa necessaria da un non facile ripensamento sulla natura e il ruolo di Interdependence.

Gli sviluppi della globalizzazione producono sul piano sociale forti reazioni identitarie, con echi non irrilevanti in ambito religioso, che giungono in modo anche lacerante all’interno stesso dell’associazione. Poiché sul dialogo interculturale e interreligioso vengono sollevati pesanti sospetti, Interdependence non può che riaffermare il suo collegamento con la dimensione del pluralismo e del dialogo, ma deve interrogarsi su ciò che essa implichi più in profondità. Non si può negare il pericolo che sia assunta a ideologia della globalizzazione.

In ogni caso la risposta culturale alle spinte identitarie viene fornita da un rinnovato impegno, soprattutto giovanile, per l’ecologia. La salvezza della terra si propone come ideale unificante, che interpella la coscienza religiosa. E non a caso con il Sinodo sull’Amazzonia Papa Francesco conferma la direzione intrapresa con la Laudato si’, che tra l’altro implica la piena accettazione del pluralismo religioso.

Per Interdependence si apre una stagione nuova, in cui tutta la precedente esperienza si riorganizza in modo più consapevole, non senza un profondo travaglio interno.  

Si riduce ulteriormente l’impegno pubblico. Prendono forma alcune progettualità, che però non hanno l’esito previsto per l’incertezza del contesto generale e soprattutto l’importanza assunta dal confronto interno.

Sul piano delle prospettive di fondo, le trasformazioni in atto nella Chiesa Cattolica e nella cristianità in genere suggeriscono di lavorare a una teologia dell’interdipendenza, a cui partecipino le diverse religioni e nella quale la salvezza della terra sia parte di una rinnovata comprensione della fede, accogliendo il prezioso contributo delle grandi correnti spirituali dell’Oriente in dialogo con le radici culturali e spirituali dell’Occidente. Può prender forma insomma un Dharma interculturale, capace di fornire nuova linfa alla coscienza dell’uomo contemporaneo.

Sul piano operativo si pensa che ciò possa tradursi in un ampio progetto educativo, con un volontariato interreligioso capace di essere un modello per i giovani, e inoltre che, a partire dal sito di Interdependence, inizi processo che dovrà condurre a una rivista multimediale a carattere internazionale.

Circostanze imprevedibili ma assai significative fanno sì che quei propositi siano messi alla prova quando il mondo, e l’Italia in prima linea, è investito dalla pandemia. Un evento che pare una metafora inquietante di questo nostro tempo.

Nel 2020 la vita di tutti si trova improvvisamente immersa in una atmosfera surreale, in cui la paura della morte entra nella vita quotidiana di ciascuno.

Nella drammatica situazione in cui precipita l’Italia, prima di altri paesi occidentali, le organizzazioni religiose sono in prima fila nel soccorso a chi si trova più in difficoltà. In tale contesto Interdependence sollecita la collaborazione fraterna delle diverse tradizioni presenti a Torino e nel Piemonte, promuovendo un’azione che è condotta sul campo dai volontari di strada di Progetto Leonardo Onlus. Si tratta di portare cibo e generi di prima necessità a chi, essendo senza casa, si trova nei dormitori o ancora per strada, e inoltre presidi sanitari ai medici e agli infermieri degli ospedali che ne sono sprovvisti. Varie comunità religiose rispondono all’appello e, nel momento dell’urgenza più impellente, si pongono le premesse di quel volontariato interreligioso che immediatamente prima si era annunciato di voler costituire.

La vita associativa peraltro non si interrompe, ma anzi trova nuovo impulso attraverso gli incontri a distanza, che diventeranno un dato costante dell’ultimo periodo.

 

Nell’anno successivo la società italiana è lacerata di fronte ai provvedimenti attuati dal governo in merito alla campagna vaccinale. Le varie comunità, religiose e non solo, si trovano divise al loro interno rispetto al giudizio su ciò che accade e sulle azioni da intraprendere, e Interdependence non fa eccezione.

Una parte della società si trova a esprimere un dissenso profondo, non solo nel merito delle decisioni prese, ma su ciò che esse paiono implicare sul piano della visione della salute, della società e dell’uomo stesso, e una parte di Interdependence, riconoscendosi nelle ragioni del dissenso, contribuisce a dar vita alla Compagnia di Antigone. L’idea di fondo, chiaramente espressa dal nome, è che vi siano leggi che la legge dello Stato non deve violare, salvo scivolare sulla china del totalitarismo. Nell’orizzonte del nostro tempo potrebbe esserci il pericolo di cadere in un nuovo tipo di totalitarismo, espressione del dominio dispiegato della tecnica e dell’economia.

A differenza di altri gruppi, la Compagnia di Antigone, facendosi portavoce di un dissenso soprattutto culturale e spirituale, si pone comunque in una prospettiva di pacificazione, intendendo il dissenso stesso come testimonianza al servizio di una crescita comune.

Nel 2022, senza che la precedente frattura abbia potuto ricomporsi, una nuova si apre con le divisioni rispetto alla guerra in Ucraina.

Nel frattempo però nell’ambito di Interdependence, dopo che per un anno visioni contrapposte degli eventi avevano ostacolato la comunicazione, anche grazie a ciò che la guerra evidenzia si fa strada una convinzione tendenzialmente unificante, che vede due opposti pericoli minacciare l’umanità.

Il primo è il nichilismo, di cui sono espressione alcune tendenze radicali della cultura occidentale, espressione di ciò che in essa pare spesso prendere il sopravvento: ovvero il predominio incontrastato della tecnica e dell’economia. Il secondo pericolo è costituito da ciò che si contrappone al primo: ovvero il rifiuto della Modernità in nome di una tradizione assunta in modo acritico, senza tener conto di quel che in essa è problematico e riproponendola ideologicamente oggi in funzione autoritaria.

È possibile che oggi tutto il fenomeno del fondamentalismo vada ricompreso entro un quadro concettuale più ampio: quello di un tradizionalismo militante come falsa alternativa al nichilismo occidentale – falsa perché non meno violenta, e perché in fondo paradossalmente funzionale ai processi di modernizzazione. Pur pensando che l’umanità contemporanea, proiettata in cambiamenti vorticosi quali forse mai la storia ha conosciuto, necessiti di attingere alle radici spirituali più antiche, non bisogna demonizzare la Modernità, bensì riconoscerle un valore spirituale suo proprio.

In tale visione si riassume probabilmente molto della storia di Interdependence, dando anche ragione delle difficoltà di un percorso che in fondo è sempre stato attento a non cadere in entrambi quegli estremi. Si può forse dire che la via di mezzo che li evita entrambi sia la via spirituale che è stato così difficile intraprendere, ma che forse oggi si sta effettivamente aprendo.

Una circostanza di fondamentale importanza è sotto questo aspetto il formarsi nell’ambito di Interdependence, a partire dal 2019, di gruppi di ricerca spirituale denominati Non avere paura: scuola di meditazione, filosofia e vita. Nei fatti oggi la composizione dell’associazione, mutata più volte lungo gli anni, è soprattutto caratterizzata dai membri di tali gruppi.

Si tratta di gruppi condotti con una metodologia tratta dalla tradizione buddhista, ma il cui contenuto può essere non meno cristiano, e comunque espresso nei termini della cultura laica contemporanea. Più precisamente, dalla tradizione buddhista si assume la pratica meditativa e ciò che, con parola occidentale, si dice filosofia, ma non gli aspetti propriamente religiosi, essendo il substrato spirituale della cultura occidentale diverso da quello delle civiltà asiatiche attraverso cui per due millenni e mezzo il Dharma si è diffuso.

L’esperienza di tali gruppi ha consentito che ciò che da tempo si pensava che Interdependence implicitamente fosse - ovvero un nuovo tipo di cammino spirituale, radicato nel terreno del pluralismo religioso odierno - assumesse una concreta configurazione.

Ciò ha reso concepibile il passo successivo. A partire dal 2021 un gruppo, nell’ambito dell’associazione, ha iniziato a lavorare programmaticamente sull’idea, formulata da Panikkar nel lontano 1980, della figura di un nuovo monaco, che si rapporta al modello monastico tradizionale delle varie culture rinnovandolo profondamente.

Ma di questo, che potrebbe corrispondere al senso profondo di tutto il percorso di Interdependence, non è ancora più di tanto opportuno parlare.