Nessuno potrebbe dubitare che, dopo il crollo delle ideologie atee, il ritorno del religioso sia l’evento da cui la scena mondiale è più segnata. Ciò è vero nonostante il riaffiorare di ostilità irriducibili, che sono l’onda lunga di processi che hanno plasmato la modernità, tuttora in fondo culturalmente dominanti. Soprattutto in Occidente è d’altronde senza argini la crisi di identità sociale, dalla quale il tessuto delle relazioni è insidiosamente disgregato.
Nonostante ciò il ritorno alla fede religiosa non si arresta, sia pure in forme spesso silenziose. Troppo acuta è la percezione di quanto rovinoso il cambiamento possa essere, quando siano divelte le radici spirituali. Ma si tratta di un ritorno che non può e non deve essere, come il contrario invece è, gestito da alcun centro di potere. Ad alimentarlo è una decisione in fondo sempre personale: quella di non disperdersi nell’esteriorità, cercando invece quel che è al centro di noi stessi. Da cui peraltro si diramano i legami che ci uniscono con tutto ciò che vive.
In occasione della festa del Natale, come augurio di ricevere la gioia a cui ogni tradizione spirituale ci introduce, facciamo dono di alcune pagine piene di amore e di bellezza, rispettivamente di Ermis Segatti e Carla Cantini.