Ogni guerra ha la sua ragione, e soprattutto sofferenze che si accumulano, diventando la ragione di altre sofferenze. Capita però talvolta che si tocchi un limite oltre il quale viene meno ogni sentimento umano. C’è l’orrore della distruzione, cieca, inesorabile, di ogni vita altrui, il cui valore è considerato di gran lunga inferiore a quello della propria.
C’è un argine che si può frapporre a quell’orrore? Una coscienza ancora umana capace di insorgere? Un grido che laceri questo silenzio complice? Un silenzio compassionevole, entro il quale le voci delle vittime risuonino per sempre?
Prendiamo la parola, scendiamo in piazza, ovunque e con chiunque. Ne va, a Gaza, della nostra umanità.
INTERDEPENDENCE
