Sommovimenti in corso

L’improvvisa recrudescenza di attentati avverte, chi mai se ne fosse dimenticato, che la “guerra mondiale a pezzi” è tutt’altro che conclusa. E non potrà ovviamente esserlo fino a quando certi nodi, circa la distribuzione dei poteri mondiali, non saranno in un modo o nell’altro sciolti.
In Medio Oriente con la presa di Mosul una certa vicenda sembra essersi decisa, ma la frattura tra Arabia Saudita e Qatar mostra come complessi e aggrovigliati siano i giochi. Nel frattempo in tutt’altri scenari, in Corea e in Venezuela, vicende apparentemente di tutt’altro tipo attraggono l’attenzione, senza che se ne sappia decifrare il senso. In un’impossibile mappa dei conflitti in corso dovrebbero infine comparire in primo piano quelli interni all’establishment americano, nonché quelli per il controllo dell’economia mondiale. Mentre la Russia ha scompaginato i giochi militari in Medio Oriente, la Cina ha forse preso, come niente fosse, la guida della globalizzazione.
È possibile, e certo auspicabile, che più di un giorno trascorra senza attentati o campagne militari, ma del tutto improbabile che il conflitto conosca per ora tregua su piani più profondi. Lungo le vie spesso imperscrutabili dove scorre il denaro. Oppure nella coscienza umana più universale: quella che le religioni in vario modo esprimono.
Il che finisce per mostrare che la pace non dipende da ideali e neppure da opportunità: anche in suo nome si può fare la guerra - anzi a ben guardare per lo più è così. Quel che si trova dietro tutti i giochi è l’alternativa tra Mammona e Dio. A condizione ovviamente di saperli distinguere.

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