L'Avere e l'Essere. Per un'economia al servizio della vita.

Scritto da Interdependence.

cottolengo smLa crisi entro cui ci dibattiamo non è solo congiunturale, ma chiama in causa gli indirizzi risultati dominanti nel dispiegarsi della Modernità. L’affermarsi della visione utilitaristica ha comportato che la sfera economica venisse concepita separatamente dal complesso delle altre attività umane, con la conseguenza di minare le sue stesse basi, oltre a compromettere il rapporto con l’ambiente. Ma se la crisi ha le sue radici in un impoverimento antropologico, se ne potrà uscire ritrovando, in condizioni diverse dal passato, una più ampia visione dell’uomo e del suo compito morale: che è quello che le culture religiose in vario modo ripropongono.

 

L’uscita dalla crisi implica una profonda riconversione culturale. L’unilaterale finalizzazione delle attività economiche al profitto ha generato il predominio incontrollato della finanza, che si ritorce distruttivamente sull’economia stessa e su ogni aspetto della vita sociale. D’altra parte l’aver posto lo sviluppo a tutti i costi dei consumi come motore dell’economia ha generato un modello antropologico, il consumismo, a sua volta gravemente distruttivo: sia per aver prodotto una corsa brutale all’accaparramento delle risorse, nonché il loro rapido logoramento, sia per i danni morali causati alla società. La disgregazione dei tessuti comunitari e dei rapporti fra le generazioni ha generato infatti individui sospesi nell’effimero, spesso incapaci di collaborare alla costruzione di un futuro comune. Si richiedono notevoli mutamenti di indirizzo, tali da riattivare capacità umane oggi mortificate.

 

Nel passato premoderno i soggetti religiosi svolgevano un ruolo di primo piano nell’organizzazione della vita economica e nel suo orientamento umanistico e spirituale; è possibile che tornino a svolgerlo? Quali le spinte e quali le resistenze?

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