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L’altrui e il proprio fondamentalismo

ghigliottina boiaSe Parigi è simbolicamente il centro dell’Europa, Tunisi rappresenta ciò da cui l’Europa è sempre più angosciata: il Mediterraneo solcato da spregiudicati trafficanti d’uomini, il Medio Oriente e l’Africa in preda a sanguinose convulsioni; un cancro le cui metastasi minacciano di diffondersi ovunque.

Cosa comporti far fronte a tutto ciò, nessuno lo può dire. Quel che è certo è che l’Europa è costretta a interrogarsi sulla sua identità, e a interloquire con chi, in ogni caso, non è più soggetto alla sua egemonia culturale. La tentazione di riaffermarla potrebbe contribuire a esiti rovinosi.

 

Il 10 marzo all’Università di Torino Paolo Flores D’Arcais, direttore di Micromega e alfiere in Italia dell’ateismo militante, ha tenuto una lectio magistralis il cui testo era stato anticipato da Repubblica con un titolo che non lasciava possibilità di equivoco: La democrazia deve chiedere l’esilio di Dio.

L’attentato di Parigi veniva letto come conferma di un modello di pensiero in base a cui in Occidente negli ultimi secoli la Modernità è stata contrapposta al Cristianesimo: modello che viene oggi riproposto su scala planetaria. Per salvare quei valori di tolleranza che hanno preso forma nella democrazia, occorre che il riferimento a Dio sia bandito dallo spazio pubblico. Di fronte ai poteri dello Stato, in cui si incarna la sovranità popolare, bisogna rendere le religioni “addomesticate” e “sottomesse”, confinandole all’ambito privato.

Una simile lettura, dando per scontata un’idea di democrazia che tale non è, dà luogo a una semplificazione degli eventi capace di ottenere facili adesioni. Anche l’Occidente, in questo modo, può avere il suo fondamentalismo. Contro quelli che combattono in nome di Dio, si tratta, in nome della libertà, di combattere Dio.

Ci si dimentica troppo facilmente che le efferatezze del secolo ventesimo, il più cruento della storia, non sono state commesse in nome di Dio, ma seguendo ideologie che lo combattevano. E ci si nasconde che gli attuali fondamentalismi, più ancora che delle religioni, sono figli di quelle ideologie. Ma soprattutto si dà prova di insipienza nella comprensione della posta oggi in gioco.

Se ciò di cui i fondamentalismi religiosi (soprattutto islamico e hindu) accusano l’Occidente è di essere una civiltà materialistica, cioè priva di valori spirituali, e individualistica, cioè indifferente alla dimensione comunitaria, come non pensare che il rifiuto della religione conferma quelle accuse di fronte a gran parte dell’umanità? Non sarebbe invece il caso che, non foss’altro che per far fronte alle sfide odierne, l’Occidente riscoprisse le sue radici spirituali?

 

È necessario aprire un serio dibattito culturale. Sul rapporto tra religione e sfera pubblica, sulla laicità, sulla democrazia, sull’Illuminismo, sull’ideologia.

A tale scopo portiamo a conoscenza dei nostri lettori il testo di Flores D’Arcais e una replica nel merito.  

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