Uguaglianza e libertà

moloch del totalitarismoUn muro separa e, nascondendo agli occhi, apre all’immaginazione.

Quando c’era il muro, e l’altrettanto impenetrabile benché immateriale cortina di ferro, abbiamo immaginato dall’altra un mondo senza le grosse disparità che noi conoscevamo. Un mondo molto grigio, è vero, per quello che ci era dato di capire o anche vedere durante qualche viaggio sempre molto “controllato”. Grigio, senza colori: questa era l’impressione che si riceveva, a dispetto dei toni trionfalistici delle guide indottrinate che ci facevano vedere tutto quello che si doveva vedere e ci nascondevano accuratamente il resto. Però, là non occorrevano la fatica e la lotta imposte dalla concorrenza per poter ottenere un tenore di vita decente. Là era l’eguaglianza finalmente e concretamente realizzata, dove non esisteva più la povertà: casa, istruzione garantita, lavoro per tutti, retribuito a tutti in egual misura indipendentemente da responsabilità, mansioni, capacità….

Loro di là ci immaginavano in continuo libero movimento. Circondati da vetrine colorate e luminose, in un mondo sovrabbondante di merci. Liberi di spostarci da un paese all’altro, liberi di comperare e di scegliere cosa comperare, liberi di scrivere parlare criticare…. Liberi anche, però, di finire a dormire su una panchina.

 

Da una parte l’uguaglianza, dall’altra la libertà. Caduto il muro abbiamo capito che la nostra faticosa libertà senza uguaglianza non era certo peggio della loro uguaglianza senza libertà.

D’altronde libertà ed eguaglianza mal si conciliano, anzi si escludono proprio, se non sono ancorate alla Verità.

 

Uguaglianza vera non è indifferenza, si radica semmai proprio nella differenza. È sufficiente pensare alla più feconda delle differenze, quella tra uomo e donna: eliminarla significa eliminare il futuro, la vita stessa.

E viene addirittura il capogiro se si riflette sul fatto che miliardi e miliardi di persone sono passati e passano su questa Terra, eppure ognuno ha un volto assolutamente unico, mai assimilabile ad altri. È cosa che sfugge ad ogni ragionamento e ha del miracoloso. Tutti rientriamo benissimo nello schema di un manuale di anatomia, siamo composti dagli stessi elementi, ma in ciascuno di noi risiede un’individualità irripetibile.

Se questo vale per l’aspetto fisico, che dire dell’anima? Ogni anima ha una profondità insondabile. Ogni persona è unica. D’altronde, come potremmo amare una persona se non fosse diversa da tutte le altre? Ogni persona amata è insostituibile, come lo è ogni amico, come lo è ognuno. Il formicaio, la sinistra collettività informe di qualunque utopia sia mai stata inventata, non è per l’uomo, lo annulla.

 

Libertà vera è insieme dono inestimabile e fardello, liberamente accolta e destinata a tutti. Non è libertà quella che cancella la libertà dell’altro. E certo non è libertà trasformare ogni desiderio in diritto, calpestando inevitabilmente altri diritti.

Se la libertà assoluta porta all’individualismo, che all’estremo nega ogni possibile comunità, e alla fine l’umanità stessa, l’uguaglianza assoluta porta ad una collettività senz’anima. Con la libertà abbiamo finito per crederci padroni del mondo e della vita e ci siamo dimenticati di Dio. Dall’altra, Dio è stato negato e nel tentativo di realizzare un impossibile Paradiso in Terra è stato costruito l’inferno.

 

Solo la libertà vera e l’uguaglianza vera si compenetrano e completano, ma abitano in una dimensione in cui è il senso della vita a contare ben più dei mezzi per vivere, i beni materiali, che sono mezzi appunto, e come tali è bene che vengano considerati.

Ed è a questa dimensione che devono puntare est e ovest ormai da venticinque anni in dialogo, cercando la fecondazione reciproca, non la confusione paralizzante, e realizzando finalmente ciò che Berdjaev nel 1923, proprio a Berlino, con il muro e ancor più il suo crollo ancora ben al di là da venire auspicava, un “Nuovo Medioevo”.

 

“Nuovo Medioevo” nel senso di un’era che veda la rinascita dello spirito: dopo che l’umanesimo ha debilitato l’uomo al punto da spingerlo ad appoggiarsi a qualunque collettivismo, pur di fuggire la propria solitudine; dopo che il socialismo ha preteso che si trovasse a proprio agio nel “formicaio umano” che annullava ogni libertà dello spirito. “Quando si sente che tutto è stato sperimentato ed esaurito, quando la terra cede sotto i piedi, come succede ai nostri giorni, quando non vi sono più né speranze né illusioni, quando tutto è messo a nudo e smascherato – allora i tempi sono maturi per un passaggio alla vita interiore e spirituale” (N. Berdjaev Nuovo Medioevo Roma, 2000)

Quell’“ai nostri giorni” scritto quasi un secolo fa risuona incredibilmente attualissimo. Chissà! Forse i tempi non erano ancora maturi, e forse vale la pena continuare a scommetterci.

 

 

 

 

 

 

Tags: 3, 5, 6, 7, 9, 10, 12, 19, 31, 37, 47, 88, 109, 111

Stampa