Sono le idee tenere a sopravvivere.

Bianca Gaviglio

 

“Sono le idee tenere a sopravvivere ai concetti di ferro” V. Rozanov

Le persecuzioni che si prefiggono di eliminare idee sono destinate in partenza al fallimento. Si possono eliminare fisicamente le persone, ma non uccidere le loro idee, e nemmeno le loro vite. Le vite sono vive per definizione, i semi presenti in esse porteranno frutti e, fin troppo ovvio dirlo, solo i semi buoni producono frutti. Le più irragionevoli, poi, sono le persecuzioni religiose, che pretendono di estirpare ciò che vi è di  più antico ed eterno nell’uomo, la sua irrinunciabile tensione all’infinito.

Decenni di persecuzioni religiose in Unione Sovietica hanno avuto il risultato, paradossale quanto prevedibile, di ottenere esattamente l’opposto di quanto si prefiggevano. Non l’eliminazione di ogni manifestazione di devozione, non la progressiva realizzazione dell’ateismo scientifico, prevista addirittura attraverso piani quinquennali che programmavano la cacciata della religione e di tutti i segni scritti e orali della tradizione dai ripostigli più reconditi entro il 1937, quanto piuttosto un anelito al sacro, ravvivato proprio dai tentativi di spegnerlo attraverso spietate persecuzioni con un numero impressionante di vittime.  Straordinarie figure luminose continuamente emergono dal mondo apparentemente sepolto delle vittime; alla loro luce perennemente l’umanità può attingere ad alimentare quella che, con grande efficacia, Robert Spaemann definisce “diceria immortale”, la convinzione che esista un essere che nella nostra lingua si chiama Dio. Nessuno potrà mai farla tacere. E’ immortale, appunto.

Ne sono una prova gli esiti, tenuti a lungo segreti,  di un censimento del 1937 in cui Stalin personalmente aveva voluto inserire un quesito sulla fede religiosa, magari proprio nella convinzione di verificare l’efficacia dei provvedimenti  volti a cancellarla. Ebbene, più del 50 per cento della popolazione ha dichiarato di essere credente, nonostante ci fosse il ragionevole timore che l’indagine mirasse a censire i credenti per farne oggetto di una ulteriore spietata persecuzione. E ne è prova anche la forza con cui le manifestazioni di fede si sono moltiplicate con il tramonto e poi la caduta definitiva del regime. Grandissimo  seguito hanno avuto le celebrazioni per il millennio della nascita dell’ortodossia in Russia nel 1988, e quelle per la Pasqua nell’aprile del 1992 all’indomani della dissoluzione dell’Unione Sovietica.

Se la repressione può produrre tali risultati, che mai potrà fare la libertà, dono inestimabile e pesantissimo fardello? E’ un interrogativo su cui vale la pena riflettere. L’ormai lunga abitudine alla libertà in Occidente sembra aver portato all’indifferenza  che spesso si prova verso doni che sono troppo a portata di mano. La grande speranza,ed anche una sfida irrinunciabile per tutti noi,  è che ora la bellezza della vita spirituale e la capacità di accoglienza della libertà sappiano fondersi armoniosamente nell’incontro tra le due anime dell’Europa.

 

 


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