Canta il sogno del mondo - In memoria di David Maria Turoldo

Giancarlo Bruni

 

La mia è una semplice testimonianza su David Maria Turoldo, quella di un suo allievo liceale a Firenze negli anni 1955-1958, quella di un frate che ha vissuto con lui a Fontanella di Sotto il Monte nel bergamasco negli anni 1968-1971, prima di approdare a Bose. Testimonianza di uno “zingaro del Vangelo”, di una “scheggia dell’al di là” inviata nell’”al di qua” della storia quale profezia di “cose altre”. 

1. Profeta del volto di Dio.

Un dato di cronaca. Giovane liceale confido al mio professore David Turoldo: “Ho il sospetto di diventare ateo”, sorprendente la risposta: “Era ora”. Sì, è ora di rientrare in te stesso, di guardarti dentro e di discernere quali immagini di Dio, quali discorsi su Dio ti abitano. Sì, è ora di fare spazio in te alla critica della modernità su Dio, dalla filosofia alla psicoanalisi alla scienza, non temendo il sospetto che in te generano su Dio ma accogliendo ciò che in te può divenire fonte di purificazione dell’immagine di Dio. Sì, è ora di fare il vuoto su Dio in te perché, come scriverà più tardi, “Sbagliarsi su Dio è un dramma, è la cosa peggiore che possa capitarci, perché poi ci sbagliamo sul mondo, sulla storia, su noi stessi. Sbagliamo la vita”. ”Meglio essere, soleva ripetere, atei pensanti che credere in un Dio sbagliato”. Un Dio così descritto da M. Buber: ”Generazioni di uomini… hanno lacerato questo nome con la loro divisione in partiti religiosi, hanno ucciso e sono morti per questa idea… Certamente essi designano smorfie e scrivono sotto “Dio”, si uccidono a vicenda e dicono “in nome di Dio”… Possiamo rispettare coloro che lo disprezzano perché troppo spesso altri si coprono con questo nome per giustificare ingiustizie e soprusi”.

La lezione di David Turoldo è su questa linea. Profeta, non si poneva o meno il problema dell’esistenza di Dio, ma piuttosto quello del volto di Dio, e ricordo ancora quel suo antico dire a un discepolo liceale: “Svuotati di ogni immagine e discorso su Dio, lascia spazio in te al Volto di Dio di nome Gesù di Nazaret”. In lui il silenzio si è fatto parola, l’inimmaginabile si è fatto Volto, l’impensabile si è fatto Pensiero, l’Inaccessibile si è fatto vicino. L’umanità di Gesù di Nazaret è il luogo ove il Tutt’altro e il Tutt’oltre si fa compagnia perché il volto dell’uomo diventi tutt’altro da quello che è. Cose insegnate a un sedicenne. 

2. Profeta del volto dell’uomo.

“Cur Deus homo?” Domande antiche per una risposta, quella offerta da David Turoldo, in sintonia con questa citazione di Origene: “Se egli è disceso sulla terra, è per compassione per il genere umano. Sì, egli ha sofferto la nostra sofferenza prima anche di aver sofferto la croce, prima di aver assunto la nostra carne. Perché, se egli non avesse sofferto, non sarebbe venuto a condividere con noi la vita umana. Prima ha sofferto e poi è disceso. Ma qual è la passione che Egli ha sentito per noi? È la passione d’amore”.

Perché Dio si è fatto uomo? Per raccontare nella concretezza di una carne visibile e leggibile la sua passione d’amore per l’uomo, una passione che da sempre lo fa soffrire a motivo del male che l’uomo si fa e fa agli altri. Il dolore è da sempre in Dio perché chi ama soffre a vedere il patire che l’uomo si arreca e arreca, e solo chi soffre sa vedere il patire e sa farsi vicino nella compassione.

Questo il volto di Dio apparso in Gesù, questo il volto dell’uomo apparso in Gesù, in Cristo al contempo icona dei – icona hominis, latens deitas, volto di Dio nascosto e sotteso a ogni religione e a ogni coscienza e reso visibile dal linguaggio forte e tenero dalla compassione attiva. Un pensiero caro a David Turoldo e a una corrente del pensiero cattolico. Ciascuno è dischiuso al senso nell’ambito religioso e di coscienza in cui si trova a vivere; la verità del senso è data dalla passione d’amore che sogna creature che nascano alla cura del bisogno e della gioia dell’altro nella cura reciproca in nonviolenza; ove tale linguaggio fa capolino nella compagnia dell’uomo, lì nascosto quale radice delle radici opera il Cristo.

3. Il linguaggio dei sensi.

Lì nasce l’uomo nuovo perché nuovo è il cuore. Un cuore ospitale in cui cari e non allo stretto trovano dimora ortodosso, cattolico, protestante, ebreo, mussulmano, palestinese, buddhista, hinduista e senza religione alcuna. Cuore discepolare, udito aperto alla lezione di tutti e del tutto. Cuore raccontato da piedi portatori di lieti annunci, da mani aperte ad alleanze aperte nell’amicizia e nella pace, da braccia aperte ad avvolgere i provati dal dolore, da orecchi attenti al racconto dell’altro, da fronti spaziose e visionarie e da narici capaci di fiutare ciò che è bene e ciò che è male.

“ Vostro corpo Cattedrale dell’Amore, e i sensi divine tastiere” (David Turoldo, Canti ultimi). Volto di Dio, volto dell’uomo, volto di Cristo come specchio dell’uno e dell’altro e intelligenza del corpo come cattedrale del Tu-Amore attraverso cui il Tu-Amore entra in una storia, il cui lato tragico e maledetto non sfuggiva a Don Turoldo, per redimerla e trasformarla.

Nel vocabolario di David amore e speranza dovranno rimanere la prima e l’ultima parola, per lui ogni tempo di crisi era opportunità di salvezza: “ Ora invece la terra si fa sempre più orrenda: il tempo è malato, i fanciulli non giocano più, le ragazze non hanno più occhi che splendono a sera…” (in O sensi miei), ma tu “Ama,  saluta la gente, dona e perdona… E vai, vai leggero dietro il vento e il sole e canta. Vai di paese in paese e saluta tutti, il nero, l’olivastro e persino il bianco. Canta il sogno del mondo: che tutti i paesi si contendano di averti generato. Amen”.

Così, a vent’anni dalla sua nascita al cielo il 6 febbraio 1992, un suo scolaro ama ricordare un poeta  che ha tradotto in canto la condizione chiaroscura della vita e un profeta che l’ha avvolta di una parola di misericordia e di coraggiosa denuncia. Scure posta alla radice dei cuori di pietra e di istituzioni religiose, politiche, culturali ed economiche lesive del diritto degli ultimi a esistere in bellezza.

 

 

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