Sant'Ignazio

Nel 1622 Ignazio di Lojola è dichiarato santo e subito si diffonde nelle valli di Lanzo la sua devozione. Quando un’invasione di lupi assale greggi e bambini, gli abitanti terrorizzati si rivolgono al Santo e ne ottengono la fuga dei lupi in alta montagna. Viene allora deciso di costruire una chiesa a lui dedicata sul monte Bastia e di imporre il suo nome ai primogeniti. Ancora sant’Ignazio apparirà salvando un infante dall’attacco di un lupo, sancendo un patto devozionale entusiastico e indelebile con le popolazioni lanzesi.

Presto la primitiva chiesa si mostrò insufficiente, per cui nel 1673 venne donata ai Gesuiti la punta della montagna per la costruzione del santuario, a croce greca intorno alla vetta emergente sormontata dalla statua del santo, a cui era addossato l’altare, all’esterno un porticato a cui si accedeva per quattro porte: nove giri di processione esterni e nove intorno all’altare invocando il Santo e ottenendone grazie testimoniate da innumerevoli ex-voto.

Soppressa la Compagnia di Gesù nel 1773, il demanio piemontese cedette il santuario all’arcivescovo di Torino, che dal 1807 ne fece una grande casa d’esercizi spirituali su iniziativa di don Luigi Guala e del ven. Pio Brunone Lanteri. Il luogo meraviglioso, sospeso far cielo e terra, immerso in panorami stupendi, a contatto con la natura e con il Creatore, era ideale per il raccoglimento.

La costruzione venne ampliata ed adattata all’ospitalità di novanta letti e fu costruita la prima carrozzabile della valle tra Lanzo e il santuario. Al teologo Guala successe Giuseppe Cafasso le cui prediche attirarono il fior fiore del clero piemontese e ne venne quell’ondata di santi che ha stupito il mondo: san Giovanni Bosco, san Leonardo Murialdo, i beati Michele Rua, Federico Albert, Clemente Marchisio, Giovanni Maria Boccardo, Francesco Faà di Bruno, Giuseppe Allamano, Marcantonio Durando, Giacomo Alberione e innumerevoli altre luminose personalità, molte in corso di beatificazione.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, altri ampliamenti, attrezzature, servizi, cappelle, potenziamento della casa d’esercizi, aprendola anche alle donne. Senza modificare lo stile montano della costruzione.

Dopo il Concilio Vaticano II, il gruppo del Santo fu spostato sul fondo per far posto al nuovo altare rivolto al popolo, altre modificazioni ha subito il culto del Santo, senza però diminuirne l’intensità, né intaccarne la tradizione.

 

(Riduzione da un testo di Mons. Giovanni Pignata)

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