Il denaro come mezzo e non come fine

pilgrimage3 250FINANZA ISLAMICA O FINANZA ABRAMITICA?

 

La Torah ebraica e le sezioni successive della Bibbia ebraica criticano la percezione dell’interesse, anche se le interpretazioni su questo divieto biblico variano. Una comprensione comunemente accettata è che agli ebrei sia fatto divieto di addebitare interessi su finanziamenti concessi ad altri ebrei, ma che questo divieto non si applichi a operazioni effettuate con i gentili. Allo stesso modo, i divieti contro l'usura nella teologia cristiana hanno oscillato tra proibizione assoluta della percezione di interessi a editti papali che condannavano un interesse eccessivo

I principi della finanza islamica sono ormai applicati in contesti geografici diversi. Questi includono le economie in via di sviluppo, dove il settore finanziario è quasi interamente islamico (come Iran e Sudan) o dove sistemi finanziari islamico e convenzionale coesistono (ad esempio, Indonesia, Malesia, Pakistan ed Emirati Arabi Uniti). Essi sono applicati anche da economie sviluppate, dove un numero limitato di istituzioni finanziarie islamiche sono in funzione e dove invece quasi tutte le grandi banche convenzionali hanno aperto ‘finestre’ di finanziamento islamico (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, ecc.)

 

 

FONDAMENTI DELLA FINANZA ISLAMICA

 

La finanza islamica è fondamentalmente un sistema basato sulla condivisione del rischio – componente dell’attività commerciale, piuttosto che sul trasferimento del rischio - caratteristica del settore bancario convenzionale dove l’intermediazione finanziaria avviene tramite l’interesse. La finanza islamica applica concetti quali la partecipazione agli utili (mudharabah), la custodia (wadiah), le joint ventures (musharakah), il costo + margine di guadagno (murabahah), e il leasing (ijara). Inoltre, la finanza islamica si limita a transazioni che non danneggino la società come tabacco, alcool, gioco d'azzardo e attività intrattenimento volgare.

Grazie a queste caratteristiche, la finanza islamica è conosciuta e percepita come una forma di investimento socialmente responsabile nella quale la norma shariatica richiede che gli investimenti effettuati siano basati su attività tangibili e che le due parti della transazione condividano profitti e perdite. Lo scopo è di impegnarsi solo in investimenti etici e transazioni morali.

Dal punto di vista del lavoro, il profitto simboleggia il successo imprenditoriale e la creazione di ricchezza mentre l'interesse, è un costo che è addebitato e accresce in continuazione a prescindere dai risultati delle attività lavorative e può non creare ma distruggere ricchezza. Il concetto di condivisione di profitto e perdite, quale base delle operazioni finanziarie, è inoltre in continuo divenire poiché separa le buone prestazioni dalle cattive e dalle mediocri e incoraggia pertanto una migliore gestione delle risorse.

I principi alla base del sistema di finanza islamica derivano dal Corano e dalla sunna e includono:

-          il divieto di ribà (interessi) e la rimozione dal sistema economico del finanziamento basato sul debito. In Islam, il denaro non è un bene in sé che può sviluppare un surplus da sé e per sé;

-          il divieto di gharar (rischio, incertezza), che comprende la completa trasparenza delle informazione e la rimozione di qualsiasi informazione asimmetrica nei contratti;

-          il divieto di maysir: speculazione con l’intento di conseguire un facile profitto;

-          la proibizione di finanziamenti di attività e beni peccaminosi e socialmente irresponsabili. Il capitale deve avere uno scopo sociale ed etico che travalichi il semplice tornaconto;

-          la condivisione dei rischi: il finanziatore e l’imprenditore condividono il rischio di impresa in cambio delle quote di utili e perdite;

-          tangibilità: una transazione finanziaria deve avere una 'finalità materiale', cioè un legame diretto o indiretto con una transazione economica reale;

-          giustizia: una transazione finanziaria non deve portare allo sfruttamento di una delle parti della transazione. L'Islam considera gli obblighi contrattuali e la divulgazione di informazioni come un dovere sacro. Questa caratteristica riduce il rischio di asimmetrie informative e del cosiddetto ‘moral hazard

 

 

LE PROPOSTE VALORIALI DELLA FINANZA ISLAMICA

 

ADESIONE ALLA SHARIAH CONDIVIDENDO ELEVATI IDEALI ETICI

Qualsiasi sistema di valori etici e morali promuove naturalmente ideali elevati, come l’equità e la giustizia per tutta l‘umanità. È, però, affascinante notare come le fonti primarie delle regole e dei principi shariatici, il Corano e la Sunna, abbiano esplicitamente codificato più di 1400 anni fa in maniera concisa e comprensiva un codice di etica che può essere applicato universalmente anche ai giorni nostri, indipendentemente da epoca, spazio o razza. Per esempio, ci sono ingiunzioni specifiche nel Corano che invitano all’esecuzione onesta di tutti i contratti (sura al-Maidah: 1), vietano il tradimento della fiducia (sura al-Anfal: 27), proibiscono le forme di guadagno derivate da imbroglio, manipolazione dei prezzi, disonestà o frode (sura an-Nisa’a: 29), invitano a schivare l’uso della corruzione per ottenere un vantaggio immeritato (sura al-Baqarah: 188); così come promuovono la trasparenza nei contratti per minimizzare la manipolazione derivante da ambiguità (sura al-Baqarah: 282). Il Corano articola inoltre che non si deve trattare il prossimo in maniera ingiusta se non si vuole essere trattati in maniera ingiusta (sura al-Baqarah: 279).

 

INCLUSIONE FINANZIARIA DI TUTTE LE COMPONENTI DELLA SOCIETÀ

In paesi dove la finanza islamica non è presente, si nota che porzioni sostanziali della popolazione musulmana si astengono dall’utilizzo delle strutture bancarie convenzionali, per evitare di avere a che fare con l’interesse e, di conseguenza, sono impedite, anche se per propria scelta, dal partecipare al sistema finanziario. Le minoranze musulmane sparse in giro per l’Europa costituiscono, ad esempio, un vasto mercato potenziale malservito e in attesa di essere aperto, in quanto costituito in prevalenza da professionisti e piccoli imprenditori con flussi reddituali ragionevoli che sicuramente vorrebbero un accesso a prodotti finanziari e servizi che soddisfino le loro esigenze. Vale la pena notare che alcuni paesi come Cina, India, Germania, Francia, Russia e Stati Uniti hanno minoranze musulmane la cui dimensione è più grande rispetto a quella di molti paesi a maggioranza musulmana. Se ciascuno di essi adottasse un quadro finanziario più inclusivo, permettendo di offrire la finanza islamica nei propri mercati, una grossa fetta della comunità nazionale potrebbe partecipare al sistema finanziario.

 

SOSTEGNO AL COMMERCIO TRANSFRONTALIERO E AL FLUSSO DEI CAPITALI

La finanza islamica può contribuire a un’efficiente mobilitazione e allocazione dei capitali tra le regioni del mondo grazie alle quali le regioni con risparmi in eccedenza possono convogliare i capitali verso regioni con deficit di risparmio, al fine di realizzare un’integrazione finanziaria globale. Il crescente numero di paesi che stanno analizzando e introducendo leggi per favorire la finanza islamica, in particolare paesi che sono prevalentemente non-musulmani come Cina, Giappone e Corea in estremo Oriente, Australia nel sud, così come Francia, Lussemburgo e Regno Unito in Europa, dimostra ulteriormente la validità della proposta valoriale della finanza islamica nel promuovere il commercio transfrontaliero e il flusso dei capitali.

 

ESPANSIONE DI UNA NUOVA CLASSE DI ASSET

L’innovazione portata avanti dall’ingegneria finanziaria shariatica ha contribuito all’introduzione di una nuova classe di asset (attivi), che sta ora risvegliando l’appetito degli investitori. I fattori che distinguono i prodotti finanziari islamici come classe di asset diversa da quella convenzionale includono i seguenti: (i) in quanto prodotti halal, possono essere offerti e utilizzati da tutti, al contrario dei prodotti convenzionali il cui uso è vietato (haram) ai musulmani; (ii) hanno spesso un profilo di rischio rendimento diverso rispetto alla versione convenzionale; (iii) poiché i prodotti di finanza islamica sono, in genere, basati su attività tangibili, gli investitori aumentano l’esposizione in settori quali il mercato immobiliare, le materie prime, le infrastrutture; (iv) strumenti come i sukuk, ad esempio, possono, essere strutturati in più di una dozzina di modi, con solo equity o con caratteristiche di rischio quasi-equity/quasi-debito; (v) il meccanismo di definizione dei prezzi può discostarsi da parametri di riferimento basati sull’interesse come il LIBOR.

 

MAGGIORE DIVERSIFICAZIONE DEI RISCHI

La finanza islamica offrendo una nuova classe di asset, permette una maggiore diversificazione dei rischi.

È interessante notare come la finanza islamica abbia percorso una lunga strada dal suo inizio al punto di essere oggi in grado di offrire un’ampia gamma di prodotti finanziari capaci di soddisfare le più svariate esigenze.

 

VALORIZZAZIONE DI ASSET DORMIENTI

Il divieto shariatico dell’interesse significa che gli istituti finanziari islamici non possono produrre soldi dai soldi, ma devono piuttosto impegnarsi in operazioni commerciali (ad esempio, attraverso contratti di vendita e/o di leasing) o nel finanziamento partecipativo (attraverso joint-ventures o accordi di partecipazione agli utili) per accrescere la ricchezza. Entrambi i tipi di iniziative richiedono alcune attività sottostanti da collegare alla transazione.

 

CREAZIONE DI POSTI DI LAVORO

È stato ampiamente riferito che il settore dei servizi della finanza islamica soffre di una terribile penuria di professionisti formati e qualificati specificamente per questo settore. Mentre è evidente che la consulenza shariatica e le competenze di vigilanza siano le aree con la domanda più forte nel settore, vi sono ancora grandi opportunità per altre competenze. I seguenti sono tra i servizi richiesti da un settore che continua a crescere: amministrazione dei trust, successione dell’impresa e gestione della ricchezza aziendale, filantropia e ricchezza responsabile, consulenti finanziari indipendenti. È interessante notare che nel campo della consulenza e della vigilanza shariatiche in particolare, il settore dei servizi finanziari islamici ha contribuito a creare una nuova figura professionale chiamata ‘consulente shariatico’. Esperti shariatici altamente qualificati che hanno familiarità con l’ingegneria finanziaria e l’analisi economica, imponendosi così per la loro professionalità.

 

SOLIDA GESTIONE DEI RISCHI

La finanza islamica ha alcune componenti di rischio specifiche che differiscono dalla finanza convenzionale e una struttura di gestione e un quadro di riferimento del rischio aggiuntivi sono necessari per gestire tali rischi. La resistenza della finanza islamica ai derivati convenzionali e altri simili asset tossici è stata un importante fattore di aiuto nel ridurre al minimo l’impatto della crisi finanziaria sulle istituzioni finanziarie islamiche. Persino in termini di prestazioni degli indici, gli indici azionari islamici hanno avuto risultati migliori del 3-4% rispetto ad altri indici azionari, semplicemente per avere evitato tutti gli istituti finanziari basati sull’interesse che hanno subito ingenti perdite durante la crisi e hanno visto crollare le loro quotazioni azionarie.

 

SOSTEGNO MAGGIORE ALL’ECONOMIA REALE

Le regole e i principi della Shariah richiedono che una transazione finanziaria islamica sia supportata da un’attività economica sottostante, garantendo così che esista uno stretto collegamento tra flussi finanziari e produttivi. Questo principio riflette la funzione bancaria di base che consiste nell’offrire servizi finanziari che aggiungano valore all’economia reale. Il divieto generale imposto dalla Shariah alle attività speculative quali la vendita di debito a sconto, le vendite allo scoperto, l’accaparramento, ecc., oltre a convogliare i fondi e le risorse da utilizzare per imprese produttive, aiuta anche a proteggere l’economia da abusi e distorsioni. L’effetto-leva spinto all’estremo, che ha visto alcuni sistemi finanziari superare l’economia reale per centinaia di volte, non può accadere nella finanza islamica. Un’allocazione efficiente del capitale e delle risorse stimola innovazione e imprenditorialità, e riduce la disparità tra ricchi e poveri. Questo soprattutto perché la concorrenza per il capitale e le risorse disponibili si basa sulla viabilità del progetto intrapreso e non principalmente sugli asset messi a disposizione come collaterale.

 

STABILITÀ SISTEMICA

Le seguenti caratteristiche intrinseche al modello finanziario islamico contribuiscono alla stabilità finanziaria ed economica globale:

-          La finanza può essere applicata solo a progetti, commercio, transazioni economiche e commerciali;

-          Gli asset finanziari crescono in proporzione alla crescita delle attività economiche reali e, quindi, la possibilità di un indebitamento eccessivo tende a essere remota; “Non vendere ciò che non hai” è uno dei principi fondamentali della gestione patrimoniale in Islam, che limita la possibilità di speculazioni malsane ed eccessive;

-          La vendita del debito è scoraggiata e la sua estensione capitalizzando gli interessi è vietata. In questo modo, la creazione di una piramide rovesciata di debiti, che è una delle principali fonti di crisi finanziarie, è evitata;

-          Gli investimenti in azioni pubbliche e private devono passare un insieme di test di selezione. Questo rende la responsabilità sociale ed etica parte integrante delle decisioni di investimento;

-          Preservare la liquidità genuina, aggiungendo ulteriore stabilità al settore della finanza islamica;

-          Fornire forti incentivi agli istituti finanziari islamici per garantire il successo dei progetti e delle attività che essi finanziano;

-          Enfatizzare la trasparenza, la divulgazione e la documentazione dei contratti.

 

 

GLI EQUIVOCI PIÙ FREQUENTI SULLA FINANZA ISLAMICA

 

FINANZA TERRORISTICA

La Shariah considera l’uso illegale della violenza - soprattutto contro vittime innocenti - come un crimine atroce, e di conseguenza condanna categoricamente il terrorismo. Mentre la natura complessa e poco trasparente della finanza internazionale può esporre anche le istituzioni finanziarie islamiche a diventare inavvertitamente uno strumento per chi ha intenti criminali, è certo che finora, nonostante tutte le teorie cospiratorie e gli innumerevoli tentativi fatti per collegare finanza islamica e terrorismo, sia difficile trovare elementi sufficienti per giustificare tali asserzioni. In realtà, le istituzioni finanziarie islamiche, come qualsiasi altro istituto finanziario in qualunque giurisdizione, sono soggette e vincolate da leggi e regolamenti severi, leggi antiterrorismo e antiriciclaggio comprese.

 

SOLTANTO PER I MUSULMANI

Non vi è alcun divieto per i non-musulmani di utilizzare prodotti finanziari islamici o di possedere istituti che offrano servizi di finanza islamica. È facile osservare come tra i maggiori enti che offrono servizi finanziari islamici vi siano alcuni tra i gruppi bancari convenzionali più importanti al mondo, come Citigroup, HSBC, Standard Chartered, Deutsche Bank, UBS, ecc. Ciò dimostra che i valori abbracciati dalla finanza islamica non sono solo per i musulmani, ma possono essere condivisi anche dai non-musulmani.

Inoltre, va osservato che il divieto contro l’usura non è imposto solo dalla religione islamica, ma anche dalle altre maggiori religioni del mondo quali il Cristianesimo, l’Ebraismo, il Buddismo e l’Induismo. I parametri etici degli investimenti islamici che vietano determinati settori come l’alcol, il gioco d’azzardo, la pornografia, ecc. sono analogamente sottoscritti dalla finanza etica.

 

REPLICA DELLA FINANZA CONVENZIONALE

La maggior parte dei critici della finanza islamica moderna sostiene che essa non sia altro che un riflesso della finanza convenzionale, spesso a causa delle similitudini tra le due, soprattutto in termini di obiettivi economici dei loro utilizzatori. Le critiche più forti provengono dagli stessi musulmani che sostengono che la finanza islamica privilegi, allo stato attuale, la forma sulla sostanza. Anche tra gli studiosi di Shariah sembra esserci vivo disaccordo su alcuni prodotti, che incontrano l’approvazione di alcuni ma non quella di altri. Anche se i critici hanno le loro ragioni alla base delle loro asserzioni, è molto importante rendersi conto che il senso islamico di ‘commercio redditizio’ (tijaratun rabihah) è quello di un business che porta benedizioni (barakah) a coloro che lo conducono. Ovviamente, i profitti sono importanti, ma i mezzi attraverso i quali questi profitti sono ottenuti sono persino più importanti.

 

METODO PRIMITIVO DI FARE FINANZA

Anche se le regole della Shariah e i principi che stanno alla base di questi prodotti finanziari sono stati sviluppati nel corso di 1400 anni, questo non significa che non siano stati effettuati adattamenti e modifiche in conformità allo sviluppo della tecnologia, delle conoscenze e delle necessità degli utenti. La finanza islamica ha sviluppato e ora offre un’intera gamma di prodotti finanziari per far fronte ai bisogni dei diversi utilizzatori, siano essi nei settori bancario, assicurativo, del mercato dei capitali o della gestione di portafoglio. Oggi, gli istituti finanziari islamici sono, proprio come i loro omologhi convenzionali, in grado di offrire servizi di e-banking, compreso il mobile banking, utilizzando piattaforme di negoziazione elettronica, e approfittando di software sofisticati e soluzioni hi-tech per aumentare l’efficienza delle loro operazioni.

 

MANCANZA DI STANDARDIZZAZIONE DELLE BUONE PRASSI

Le preoccupazioni per la mancanza di standardizzazione sono in un certo senso giustificate dalla giovane età del settore della finanza islamica ma sono a volte gonfiate a dismisura ed eccessive. Inoltre, esistono meccanismi internazionali che lavorano per raggiungere una maggiore coesione e uniformità in varie aree della finanza islamica. Ad esempio, nelle aree della standardizzazione del prodotto, del trattamento contabile e della rendicontazione finanziaria, vi è l’Organizzazione per la Revisione e la Contabilità delle Istituzioni Finanziarie Islamiche (AAOIFI) con sede a Bahrain che fissa gli standard relativi. Per quanto riguarda la regolamentazione prudenziale, come i requisiti di adeguatezza patrimoniale e la gestione del rischio, alcune iniziative sono già state intraprese dal Board dei Servizi Finanziari Islamici (IFSB), con sede a Kuala Lumpur. Più di recente, il Mercato Internazionale della Finanza Islamica (IIFM) di Kuala Lumpur e l’Associazione Internazionale degli Swaps e Derivati (ISDA) hanno collaborato per creare un accordo standard di riferimento sul ta’hawwut (hedging).

 

PIÙ/MENO RISCHIOSA DELLA FINANZA CONVENZIONALE

La finanza islamica è senza interessi ma non senza rischi. Anche se i contratti di finanza islamica sono strutturati per rispondere a diversi livelli di rischio dei loro utilizzatori, in realtà è erroneo, e sarebbe un’eclatante generalizzazione, dire che la finanza islamica sia più o meno rischiosa di quella convenzionale. I proverbi al-kharaj bil dhaman e al-ghunm bil ghurm, che sostanzialmente sostengono il concetto di ‘nessun rischio nessun guadagno’, riconoscono chiaramente l’esistenza di elementi di rischio nella finanza islamica.

 

COSTO DEI FONDI PIÙ ALTO/PIÙ BASSO

La finanza islamica è senza interessi ma non senza costi. I prodotti finanziari islamici possono essere confezionati tenendo conto del profilo di rischio/rendimento adatto alle necessità dei loro utilizzatori. In questo modo, dai prodotti nei quali il rischio è maggiore, il finanziatore si aspetta di ricavare un tasso di profitto maggiore, mentre nei prodotti nei quali il rischio a cui egli è esposto è minore, la prezzatura può essere in favore della parte finanziata.

 

FINANZA ‘PER IL SOCIALE’

Il Corano raccomanda la longanimità nei confronti del debitore che sta affrontando difficoltà genuine nel mantenere i propri impegni. Questo non significa però che la finanza Islamica sia una finanza ‘per il sociale’ o una finanza di carità. Esiste anche un’affermazione esplicita nella sunna nella quale si definisce tiranno chi è deliberatamente inadempiente nel pagamento di un debito senza nessuna motivazione genuina. Gli istituti finanziari islamici sono entità orientate al profitto che hanno la responsabilità nei confronti dei loro azionisti, dei titolari dei conti di investimento e di coloro che condividono i loro interessi, di ottenere dei rendimenti ragionevoli, in accordo con i dettami della Shariah. L’aspetto peculiare è che in Islam esistono meccanismi intrinsechi che incoraggiano le istituzioni finanziarie islamiche a impegnarsi nella responsabilità sociale d’impresa (RSI), quali la zakat (elemosina obbligatoria), la sadaqah (donazione volontaria) e l’infaq (liberalità), così come lo hilm (longanimità), e che possono essere usati dagli istituti finanziari islamici e dai loro azionisti per contribuire al benessere sociale della comunità. La maggior parte degli istituti finanziari islamici oltre ad assumere in pieno la responsabilità sociale di impresa, agevola i clienti che hanno serie difficoltà a ripagare i propri debiti e tende a limitare l’uso del ricorso legale per il loro recupero. Essi offrono anche il qard hasan (prestito benevolo), come parte dei loro servizi alla società.

 

NESSUNA GARANZIA

E’ vero che nella Shariah esiste una regola che vieta alla parte finanziata di fornire al finanziatore una garanzia di capitale o di rendimento. Questo non solo per assicurarsi che non vi siano elementi di riba (interesse) che possano risultare oppressivi per la parte finanziata, ma anche - come ricordano le massime al-kharaj bil dhaman e al-ghunm bil ghurm - che, nel sostenere che i compensi e i guadagni possono essere giustificati solo dal rischio assunto, enfatizzano ancora una volta la proibizione di cercare qualsiasi tipo di guadagno attraverso garanzie contrattuali. La Shariah permette però che una garanzia sia messa a disposizione da una parte terza, se concessa senza corrispettivo. Questa regola è in ottemperanza al principio di kafalah (garanzia o cauzione) ed è anche in linea con il principio di ta’awun (mutua assistenza o solidarietà tra i musulmani). Persino il concetto di takaful (assicurazione islamica) ha le sue radici in questi principi e quindi non è inusuale che in una transazione finanziaria i rischi siano mitigati con lo strumento del takaful.

 

SPINTA UNICAMENTE DAL BOOM PETROLIFERO

Anche se è vero che i petro-dollari sono stati, specialmente negli ultimi anni, un catalizzatore per la

crescita della finanza islamica bisogna riconoscere che essi non sono stati l’unico motore del successo del settore. Tra gli altri fattori bisogna ricordare: • un aumento di consapevolezza tra i musulmani sulla disponibilità e fattibilità di prodotti finanziari islamici senza per questo compromettere un’effettiva creazione di ricchezza e gestione del rischio; • lo sviluppo di strumenti innovativi compatibili con la Shariah e la concessione di licenze a nuovi intermediari che hanno aumentato possibilità e scelta per soddisfare le esigenze dei diversi segmenti del mercato; • tasse e incentivi fiscali dei governi che hanno permesso una prezzatura competitiva per i finanziamenti in accordo con la Shariah; • ristrutturazioni intensive e diversificazione delle economie con paesi islamici che hanno iniziato progetti infrastrutturali enormi; • la globalizzazione ha contribuito all’espansione dell’operatività degli istituti finanziari islamici al di fuori delle loro frontiere tradizionali; • la capacità di recupero della finanza islamica nel reagire allo tsunami finanziario, ha attirato rinnovato interesse nei suoi principi fondamentali e modelli di business.

IMMUNE DA QUALSIASI PRATICA POCO ETICA

Il fatto che un prodotto finanziario, un istituto finanziario o un banchiere abbiano l’etichetta o il marchio ‘islamico’ non garantisce automaticamente che questo prodotto, istituto o banchiere siano immacolati e incorruttibili. Il pubblico deve sempre tenere a mente che, così come è stato provato che nessun istituto finanziario sia ‘troppo grande per fallire’, allo stesso modo non esiste nessun istituto che sia ‘troppo pio o troppo virtuoso per fallire’.

 

IMMUNE DALLA CRISI FINANZIARIA GLOBALE

La finanza islamica ha alcune qualità intrinseche che contribuiscono alla sua flessibilità. Bisogna, però, che queste qualità intrinseche siano accompagnate da una sana governance, un controllo prudente dei rischi, un quadro di regolamentazione efficiente e una leadership strategica. Tutte queste caratteristiche devono essere inculcate e coltivate nel tempo con la piena dedizione e impegno dei maggiori stakeholders del settore, soprattutto gli azionisti e le autorità di controllo.

 

REGOLAMENTATA UNICAMENTE DALLA SHARIAH

Un certo numero di sentenze giudiziarie ha dimostrato che quando si tratta di risolvere delle dispute che nascono da contratti di finanza islamica, non sono necessariamente applicate le leggi e i principi

shariatici. Il motivo è che molto spesso le cause della disputa non sono di natura shariatica ma piuttosto specifiche a diritti e obbligazioni civili e commerciali concordati dalle parti. Interazioni tra legge shariatica e civile o common law capitano necessariamente, soprattutto in accordi internazionali.

 

RICHIEDE MODIFICHE MINIME AL QUADRO LEGALE E NORMATIVO

La finanza islamica non esiste nel vuoto; essa necessita di essere in linea con l’intero quadro legale e normativo e di essere da esso appoggiata. Questo significa che, anche se è importante che leggi finanziarie e bancarie di un paese riconoscano e integrino la finanza islamica, ad esempio attraverso una legislazione ad hoc, ciò non è sufficiente a garantire che i contratti finanziari islamici siano effettivamente opponibili. Alcune aree del diritto che potrebbero dover essere modificate per integrare la finanza islamica includono le leggi fiscali (per la neutralità del trattamento fiscale), le leggi sulla proprietà (per permettere di intraprendere transazioni che riguardano beni immobili e creare dei validi collaterali), le leggi di insolvenza (per permettere agli istituti finanziari islamici di portare avanti rivendicazioni contro i debitori e difendersi contro creditori se necessario), le leggi sui valori mobiliari (per permettere agli istituti finanziari islamici di offrire o commerciare strumenti che siano compatibili con la Shariah).

 

VUOLE SOSTITUIRE IL SISTEMA CONVENZIONALE PER PERMETTERE ALL’ISLAM LA DOMINAZIONE DELMONDO

Alcuni siti islamofobici descrivono la finanza islamica come ‘l’arma da guerra di 5a generazione’, che porterà alla sostituzione della finanza convenzionale e alla dominazione islamica del mondo. Ci si chiede come questo sia possibile, visto che l’intero sistema finanziario islamico ammonta a meno del 1% del sistema finanziario globale e che le nazioni musulmane rimangono per lo più povere e sottosviluppate.

Queste argomentazioni sono alquanto fuorvianti. In realtà il PIL complessivo dei 56 paesi membri dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (OIC) è meno del 5% di quello mondiale e il suo volume di commercio interno (circa 800 miliardi di dollari) è solo il 6-7% del commercio mondiale totale.

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